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Oggi è la festa di tutti i santi e quindi riflettiamo sul nostro cammino di santità. Noi siamo chiamati alla santità e la santità oggi significa essere costruttori di pace. In un mondo che sta vivendo la terza guerra mondiale a pezzi, chi vuole servire Dio deve avere il coraggio di andare controcorrente. Qui al cimitero preghiamo in suffragio di tutti i defunti. Essi vivono già nel regno della pace che è il paradiso. Ma non si può credere nel paradiso lassù se non ci si impegna a portare anche un po' di paradiso quaggiù. La nostra fede nella vita eterna non deve essere una fuga dall'impegno nella storia. Finché il Signore ci lascia quaggiù dobbiamo fare tutti la nostra parte. Oggi qui a Caselle ricordiamo anche la ricorrenza del 4 novembre. Davanti alle lapidi che sono nei nostri paesi e nelle nostre città, in tutta la nostra amata nazione, vengono ripetuti i nomi di coloro che hanno perso la vita durante le guerre. E tutti rispondono "presente". Sì, queste persone sono presenti qui con noi e ci ricordano che la guerra significa solo morte. Per questi motivi vorrei proporvi oggi una riflessione sulle beatitudini come scuola di pace. Il vangelo che abbiamo appena letto ci può suggerire un percorso per diventare costruttori di pace, un percorso fatto di otto passi, corrispondente ognuno ad una delle beatitudini. 1. «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Il primo passo per costruire la pace è il distacco dai beni materiali. Sappiamo bene come le guerre e i conflitti nascano prima di tutto dalla voglia di guadagnare dei soldi. Ci sono delle armi da vendere, ci sono degli arsenali da svuotare, ci sono nuove tecnologie da sperimentare. Le vittime delle guerre sono sacrificate sull'altare del guadagno economico. Solo una nuova economia che non metta al centro solo il profitto ma anche la persona potrà generare la pace. 2. Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. Il secondo passo è guardare i conflitti sempre dal punto di vista delle vittime specialmente delle vittime civili. È l'unico punto di vista realistico. Tutti gli altri sono bugie e propaganda. Noi stiamo sempre dalla parte delle vittime da qualsiasi parte esse siano. 3. Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. Il terzo passo è rinunciare alla vendetta. Quando nella tua famiglia o tra le persone che conosci c'è una vittima della guerra, dentro il tuo cuore può nascere l'odio per l'altro popolo. E l'odio sempre, prima o poi, diventerà uccisione. E ogni volta sempre con più diabolica fantasia, sfruttando nuove tecnologie per creare morte. 4. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Il quarto passo è cercare la giustizia. Se un popolo o un gruppo di persone subiscono una situazione ingiusta saranno facilmente ingannati dai vari leader, gruppi e dittatori che fomentano l'odio e fanno nascere i conflitti. Senza la giustizia non ci sarà mai la pace. 5. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Il quinto passo è il perdono. Non si può predicare l'odio in nome di Dio. Il nome di Dio si può predicare solamente il perdono. Dio è il misericordioso, e questo viene detto non solo nel cristianesimo ma anche nell'ebraismo e nell'islam. Un credente in Dio deve essere misericordioso altrimenti è un infedele. 6. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Il sesto passo è avere la pazienza di purificare il nostro cuore da tutto ciò che ci impedisce di essere operatore di pace. Non ci sarà la pace finché non cambiamo il cuore delle persone. Tutti dicono di credere nella pace ma sono dei falsi, perché alla prima occasione fanno il contrario. Occorrono persone che ci credano veramente e smascherare tutti i falsi profeti di pace che il nome della pace costruiscono la guerra. 7. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Il settimo passo è la fantasia e la creatività. Non più la fantasia diabolica di inventare nuovi modi di uccidere, ma la fantasia divina di inventare nuove occasioni di incontro tra i popoli, tra le culture, tra le religioni, tra coloro che hanno delle ferite e dei rancori verso l'altro. "Ci sono tante organizzazioni che lavorano per costruire ponti, ma di questo nessuno parla", ha detto recentemente Margaret Karram al Sinodo dei Vescovi, "si parla solo di odio, di divisioni e terrorismo e si costruisce un'immagine dei popoli che non è vera". 8. Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. - L'ultimo passo è essere disposti ad essere perseguitati. Sempre chi costruisce la pace è perseguitato, è scomodo, perché va controcorrente. La pace può sembrare un sogno impossibile, ma se questo sogno lo fai tu con me, e se lo facciamo in tanti, l'impossibile si può realizzare. Ricordiamoci che la pace è prima di tutto il sogno di Dio sull'umanità, e che, come ha detto l'angelo a Maria: "nulla è impossibile a Dio".
9m 19s · Nov 1, 2024
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